1 febbraio 1977: in Italia nasce la TV a colori

Esattamente 41 anni fa la RAI introdusse nella TV italiana via etere il colore. Ci troviamo verso la fine degli anni settanta e il mondo non era standardizzato come oggi anzi le differenze di progresso tecnologico tra un paese e l’altro erano notevoli. Basta pensare che in Francia, Germania e Gran Bretagna le trasmissioni a colori erano già in funzione dal 1967 mentre in america addirittura dagli anni cinquanta!

Negli Stati Uniti le televisioni erano basate sullo standard “National Television System(s) Committee” adottato anche da Canada, Corea, Giappone e alcuni paesi americani. In Europa verso il 1950, durante la fase di pianificazione delle trasmissioni a colori in Europa occidentale, si preferì evitare l’uso del sistema americano NTSC, per via della sua poca compatibilità con le reti elettriche a 50 Hz e anche per i suoi problemi progettuali, tra cui la scarsa stabilità dei colori in caso di problemi di trasmissione. L’idea alla base dei progetti europei era di concepire uno standard adatto ai 50 semiquadri al secondo e con buone prestazioni riguardo alla trasmissione dei colori. I sistemi sviluppati furono due, il SÉCAM francese e il PAL tedesco.

In Italia la RAI aveva già effettuato i primi test nel 1962 ma si è dovuto attendere ben 15 anni a causa dell’opposizione di una parte del Parlamento per il timore che gli italiani si sarebbero indebitati fino all’osso per acquistare gli allora costosissimi televisori a colori. Si ritenne opportuno attendere tempi migliori e l’occasione propizia fu offerta dai Giochi Olimpici di Monaco 1972, trasmessi a giorni alterni col sistema tedesco PAL e con quello francese SECAM. Fu proprio la scelta tra quale dei due sistemi adottare che provocò ulteriore ritardo per l’inizio delle trasmissioni a colori.

La RAI, infatti, dopo che la commissione tecnica si era espressa in favore del PAL fu spinta ad adottare una tipica decisione all’italiana: trasmettere con i due sistemi. In tutta la penisola, però, ben pochi erano i telespettatori che per seguire le trasmissioni avevano la possibilità di comprare il Tv color Grundig (l’unico con il doppio decoder PAL e SECAM) quindi venne avanzata l’ipotesi di un formato italiano, l’ISA, concepito dalla torinese Indesit. Nonostante il progetto suscitasse un certo interesse, il nuovo formato non trovò approvazione governativa a causa della sua insita non conformità con i sistemi europei esistenti. Nell’estate del 1974 il CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) ufficializzò il sistema che sarebbe stato adottato per le trasmissioni a colori in Italia: il citato PAL.

Fu così che il 1 febbraio 1977 Corrado Mantoni ufficializzò nella sigla d’apertura di “Domenica In” l’inizio delle trasmissioni a colori e dal gennaio 1978 poco per volta il colore si estese anche alle pubblicità e alle altre trasmissioni.

Oggi le cose sono cambiate tanto, le TV hanno sistemi multistandard e le trasmissioni sono digitali. Con l’avvento della distribuzione di contenuti via internet come Netflix si può dire che la televisione si sia globalizzata. Ma il suo fascino resta e resterà per sempre. Almeno per chi, come me, l’ha vista crescere. Alla prossima!

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