Durante la conferenza degli sviluppatori Apple che si è tenuta a San José (California) l’amministratore delegato Tim Cook ha annunciato che iTunes scomparirà in autunno con il nuovo aggiornamento di iOS per Mac, Catalina. In realtà il programma continuerà ad esistere ma suddiviso in tre app: Apple Music, Apple Podcasts e Apple TV. In ogni caso finisce un’era e per quello che iTunes ha significato per la musica merita un intero articolo.
Ci troviamo verso la fine degli anni ’90 quando la musica veniva venduta attraverso i Compact Disk (che avevano soppiantato le cassette e i vinili) e quando internet cominciò a diffondersi a macchia d’olio.
Nell’estate del 1999 Shawn Fanning e Sean Parker, neppure ventenni, crearono Napster, una piattaforma di file-sharing che permetteva lo scambio di file musicali gratis. Nasceva il primo sistema di peer-to-peer di massa. Soltanto due anni dopo (nel 2001) un giudice ordinò la chiusura per violazioni delle norme sul copyright, ma ormai le persone si erano convinte che la musica poteva e anzi doveva essere gratuita. Questo però significava zero soldi ai cantanti, agli artisti e agli autori.
Fu così che il 28 aprile 2003 a San Francisco si presentò Steve Jobs a condurre uno dei suoi memorabili eventi. Scarpe da ginnastica, jeans (leggermente consumati), maglietta nera arrotolata sugli avambracci e soprattutto un carisma e una capacità visionaria degna di un profeta.
Steve Jobs affermava che che era giusto comprare musica e non rubarla ma doveva essere fatto in modo più facile. “Un semplice click, 99 centesimi e il brano è tuo per sempre. Il modo più facile del pianeta per ascoltare tutta la musica che vuoi”. Aveva capito tutto. Nasceva iTunes con un catalogo di 200 mila canzoni (oggi sono oltre 40 milioni).
Oggi però iTunes è stato superato dai tempi. Oggi è possibile pagare un abbonamento tutto compreso come Spotify e lo streaming è diventato la regola.
Leave a Reply